martedì 1 giugno 2010
L'arte pittorica
Sovrapposizioni d'immagini e trasparenze sono gli strumenti che introducono in una realtà individuale ancora tutta da scoprire e da interpretare, in cui nulla sembra essere quello che appare, ma invita ad una maggiore introspezione senza fermarsi alla suggestione scenica delle figure. Sovrapposizioni e trasparenze caratterizzano lo stile originale dell'opera pittorica di Nicola Falcone. Inoltre vorrei mettere in rilievo una cosa che mi ha colpito, la consonanza dialettica dei colori. Il colore verde che invade tanto i quadri quanto i libri (è anche scrittore), forse perchè è un richiamo ecologico che fa effetto, il colore ocra con le sue tonalità per un richiamo alla consistenza della materia, e l'azzurro stemperato per tutte le sfaccettature della spiritualità. I quadri narrano storie nel pieno rispetto canonico delle regole figurali e sono sia soggetti religiosi che civili. I primi con un composto "raccoglimento", gli altri più "spigliati", ma solo perchè cambia l'inquadratura del soggetto. I continui inserti geometrici danno luogo a rimandi visivi e potenziano le immagini come in un gioco ad incastro, senza sbalzi compositivi e con le tonalità adeguate restando sulla stessa ritmica coloristica. Il risultato finale è come uno specchio che riflette molteplici sfaccettature, un ventaglio che si apre e si chiude su una persona o un oggetto. Si richiama ancora alla sobrietà coloristica, immune da "violenze" espressioniste ed anzi con i colori distribuiti con un riposto senso di pudore (almeno questa è l'impressione che se ne riceve a prima vista). Nelle opere di Nicola Falcone trovo una pittura "narrata" che si snoda con naturalezza e professionalità come le pagine scritte dallo stesso autore.
Aleardo Rubini
Aleardo Rubini
lunedì 31 maggio 2010
Estetica e arte: l'importanza figurativa della donna nelle opere di Nicola Falcone
E' sempre per me un'emozione curare una mostra individuale di arti visive e negli ultimi anni ho avuto la fortuna di allestirne diverse con formule originali, che in alcuni casi hanno avuto successo, come le One day art events che ho sperimentato alcuni anni fa al ridotto del teatro Marruccino, oppure e-mail mediterraneum art, originale premio per via e-mail ideato per un'edizione della Mostra del Fiore a Francavilla. L'arte rappresenta l'espressione più antica dell'uomo, perchè fa riferimento all'ancestrale esigenza di quest'ultimo di trasmettere ai posteri la propria esperienza, il proprio vissuto individuale e collettivo, si pensi all'arte rupestre fino ad arrivare alle arti presenti in tutte le civiltà più evolute, anche se l'arte in sè, come in parte la intendiamo oggi come estetica, come fruizione del bello, come espres¬sione dello spirito della società in cui si vive è nata nell'antica Grecia, dove spesso oltre all'ideale di bellezza si associava anche la bontà, kalòn kai agatòn. Ma è spesso il tempo in cui viviamo che determina il concetto di bellezza e quindi estetica, che trae le sue origini da aisthànomai, io sento, io percepisco e da àisthesis sensazione. Per questo la società, così come l'arte che ne rappresenta lo spirito è un continuo trasformarsi, un continuo divenire, è il Panta Rei di Eraclito. L'arte influenza il costume della società e la società influenza l'arte con un meccanismo del tipo feed-back, etica ed estetica, estetica ed etica.
Quindi l'estetica, e l'arte ne è la principale espressione, rappresenta tutto ciò che si percepisce dalla società in cui si vive e ne rappresenta l'inconscio, la fantasia, è il divenire o più realisticamente rappresenta uno sguardo sul futuro. Pensiamo al futurismo che ai primi del 900 è stata l'arte del mito della velocità con Marinetti Boccioni e Balla, dell'inno alla tecnologia che poi ha caratterizzato il nostro tempo. Questo mio concetto trova anche spazio nell'estetica hegeliana che come indagine sul bello e sull'!lrte tende a venire assorbita in una teoria generale dello spirito e del suo sviluppo storico, nella quale la stessa esperienza estetica è solo un momento provvisorio, destinato ad essere storicamente superato. Ciò in contrapposizione alle estetiche più moderne, cosiddette critiche, che mettono in discussione la stessa leggittimità dell'idea di arte e di bellezza e quindi del loro ruolo etico. Ho voluto fare questo riferimento perchè appena ho visto le opere di Nicola Falcone ho avuto subito questa sensazione di dinamismo, di velocità, di trasposizione in altri luoghi, che mi hanno ricollegato in parte al movimento artistico del secolo scorso ed al suo superamento. L'originalità è una prerogativa divina. L'uomo non crea nulla, tuttalpiù osserva, prende spunto dall'osservazione della natura, i libri prendono spunto da altri libri, i filosofi si ispirano ad altri filosofi, gli artisti ad altri artisti. Pensate quanto sia difficile distinguere un Simone Martini da Luca Giordano o un Mantegna da un Bellini e si potrebbe conti¬nuare con tanti altri esempi. A mio avviso l'artista deve perseguire nella sua arte non tanto l'originalità ma quanto un linguaggio che lo contraddistingue. Qualcuno mi obietterà che Modigliani è originale con quei colli lunghi, che Picasso è originale con quelle forme così fuori dagli schemi classici, ed allora rispondo con due domande. Ricordate l'arte africana e l'arte azteca? Quante similitudini si possono scoprire tra i linguaggi di questi due grandi artisti e l'arte africana ed azteca? Nicola Falcone ha rivisitato in alcuni quadri il futurismo, ma lo ha reinterpretato con un suo linguaggio personale, sempre onirico e in dissolvenza, in cui le immagini si sovrappongono come se dovessero rappresentare la sua memoria. In Nicola Falcone è presente un simbolismo inserito in quasi tutti i suoi dipinti che fa da sfondo al suo principale punto d'interesse "l'eterno femminino". La donna è sempre al centro della sua opera, della sua attenzione, sembra quasi che sia stato egli stesso l'ispiratore di
Dan Brown per il romanzo "Il Codice da Vinci". Le proporzioni delle figure femminili seguono sempre l'armonia del numero magico del phi, della divina proporzione del nu¬mero di Fibonacci 1,618. La sua tecnica che produce sfondi monocromi, quasi piatti ma ravvivati da un simbolismo sempre immanente, a prima vista potrebbe sembrare frutto del sapiente uso dei colori acrilici, mentre in realtà è pittura ad olio. Quella che Platone chiamava "techne". Le sue donne sono belle, ma non erotiche, simili alle donne di Milo Manara ma spogliate della loro carica sensuale, come pervase da una religiosità, che seppur non confessata, emerge con delicatezza dal subconscio e si concretizza sulla tela, come è ben evidente nei dipinti esposti sul tema della maternità. A mio avviso Nicola Falcone è un autentico femminista, poichè non pone la donna su un piedistallo, incapace di affrontare i pericoli della vita, come avveniva nell'Umanesimo e nel Romanticismo, ma le riconosce una superiorità non solo simbolica. La donna è anche padrona del nostro destino, come le antiche Parche, raffigurate in chiave moderna nella serie dei segni zodiacali, connubio felice di simbologia e tecnica.
Dott. Valerio Baldassarre
Quindi l'estetica, e l'arte ne è la principale espressione, rappresenta tutto ciò che si percepisce dalla società in cui si vive e ne rappresenta l'inconscio, la fantasia, è il divenire o più realisticamente rappresenta uno sguardo sul futuro. Pensiamo al futurismo che ai primi del 900 è stata l'arte del mito della velocità con Marinetti Boccioni e Balla, dell'inno alla tecnologia che poi ha caratterizzato il nostro tempo. Questo mio concetto trova anche spazio nell'estetica hegeliana che come indagine sul bello e sull'!lrte tende a venire assorbita in una teoria generale dello spirito e del suo sviluppo storico, nella quale la stessa esperienza estetica è solo un momento provvisorio, destinato ad essere storicamente superato. Ciò in contrapposizione alle estetiche più moderne, cosiddette critiche, che mettono in discussione la stessa leggittimità dell'idea di arte e di bellezza e quindi del loro ruolo etico. Ho voluto fare questo riferimento perchè appena ho visto le opere di Nicola Falcone ho avuto subito questa sensazione di dinamismo, di velocità, di trasposizione in altri luoghi, che mi hanno ricollegato in parte al movimento artistico del secolo scorso ed al suo superamento. L'originalità è una prerogativa divina. L'uomo non crea nulla, tuttalpiù osserva, prende spunto dall'osservazione della natura, i libri prendono spunto da altri libri, i filosofi si ispirano ad altri filosofi, gli artisti ad altri artisti. Pensate quanto sia difficile distinguere un Simone Martini da Luca Giordano o un Mantegna da un Bellini e si potrebbe conti¬nuare con tanti altri esempi. A mio avviso l'artista deve perseguire nella sua arte non tanto l'originalità ma quanto un linguaggio che lo contraddistingue. Qualcuno mi obietterà che Modigliani è originale con quei colli lunghi, che Picasso è originale con quelle forme così fuori dagli schemi classici, ed allora rispondo con due domande. Ricordate l'arte africana e l'arte azteca? Quante similitudini si possono scoprire tra i linguaggi di questi due grandi artisti e l'arte africana ed azteca? Nicola Falcone ha rivisitato in alcuni quadri il futurismo, ma lo ha reinterpretato con un suo linguaggio personale, sempre onirico e in dissolvenza, in cui le immagini si sovrappongono come se dovessero rappresentare la sua memoria. In Nicola Falcone è presente un simbolismo inserito in quasi tutti i suoi dipinti che fa da sfondo al suo principale punto d'interesse "l'eterno femminino". La donna è sempre al centro della sua opera, della sua attenzione, sembra quasi che sia stato egli stesso l'ispiratore di
Dan Brown per il romanzo "Il Codice da Vinci". Le proporzioni delle figure femminili seguono sempre l'armonia del numero magico del phi, della divina proporzione del nu¬mero di Fibonacci 1,618. La sua tecnica che produce sfondi monocromi, quasi piatti ma ravvivati da un simbolismo sempre immanente, a prima vista potrebbe sembrare frutto del sapiente uso dei colori acrilici, mentre in realtà è pittura ad olio. Quella che Platone chiamava "techne". Le sue donne sono belle, ma non erotiche, simili alle donne di Milo Manara ma spogliate della loro carica sensuale, come pervase da una religiosità, che seppur non confessata, emerge con delicatezza dal subconscio e si concretizza sulla tela, come è ben evidente nei dipinti esposti sul tema della maternità. A mio avviso Nicola Falcone è un autentico femminista, poichè non pone la donna su un piedistallo, incapace di affrontare i pericoli della vita, come avveniva nell'Umanesimo e nel Romanticismo, ma le riconosce una superiorità non solo simbolica. La donna è anche padrona del nostro destino, come le antiche Parche, raffigurate in chiave moderna nella serie dei segni zodiacali, connubio felice di simbologia e tecnica.
Dott. Valerio Baldassarre
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